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Giornate FAI, alla scoperta della Chiesa più antica di Tortona

L’interessante percorso proposto da studenti Ciceroni FAI, poco più grandi di noi, ci ha permesso di conoscere, un piccolo gioiello nascosto nel cuore della nostra città:  

La Chiesa di Santa Maria Canale, sorta come cattedrale nel XI-XII secolo, è la chiesa più antica di Tortona ed è l’unica in città a conservare caratteri romanici originali insieme a elementi gotici. Il suo nome deriva dal fatto che in questa zona si formassero delle risorgive dalle quali ci si riforniva di acqua destinata al battesimo. Quando l’Imperatore Federico I detto “Il Barbarossa” scese in Italia, in seguito alla rivolta dei Comuni, la chiesa è stata utilizzata come rifugio destinato ai soldati e ai cavalli. Gli studenti liceali ci hanno aiutato a cogliere gli elementi costruttivi e artistici più rilevanti.

La facciata è stata alzata a forma di capanna in seguito al restauro eseguito nella seconda metà dell’ottocento, mentre l’interno è costituito da tre navate e da due cappelle risalenti al XVI-XVII secolo. La navata principale conserva l’arte dell’epoca medioevale a cui risale, mentre le due laterali presentano architettura e pittura in stile grottesco e barocco, capitelli in stile corinzio e terminano con due absidi semicircolari.

La maggior parte degli affreschi è stata dipinta da un pittore tortonese, ma i più importanti riportati alla luce sono “San Giorgio e il drago” e “L’ultima cena”. Nella Chiesa di Santa Maria Canale si distinguono anche dipinti appartenenti all’epoca rinascimentale, come la “Natività di Gesù”, da sempre attribuita a un discepolo di Leonardo da Vinci. Per verificare quest’ipotesi, gli studenti della quinta periti chimici dell’IIS “Marconi” hanno utilizzato l’analisi FORS, una tecnica di analisi chimica né invasiva né distruttiva che, in funzione della lunghezza d’onda, permette di determinare lo spettro del pigmento, quindi di riconoscere il materiale impiegato per dipingere. Il dettaglio in questione era il volto della Madonna; per dipingere i volti, l’allievo di Leonardo utilizzava un colorante chiamato robbia, ma dopo l’analisi si è potuto affermare che l’anonimo autore del quadro ha utilizzato il cinabro, un altro pigmento. In conclusione, non si può dire con certezza che il dipinto appartenga alla scuola leonardesca, ma neanche affermare il contrario, poiché molti temi trattati nel quadro, come quello del lago sullo sfondo, sono tipici di Da Vinci.

A conclusione del percorso, che dire…, siamo rimasti colpiti dalle competenze dimostrate dagli studenti Ciceroni, sia del nostro istituto che del liceo Peano. E’ stata una piacevole mattinata arricchita dalla gioia di poter conoscere “dal vivo” e non in DAD, tanta bellezza!

 

 Letizia Magistretti, 4^AA, Chimica dei Materiali e Biotecnologie. I.I.S Marconi